(...) Despite the name-power of those tracks, it's Balducci's writing that both shines and defines Blue from Heaven. (...) At just under 44 minutes, Blue from Heaven seems to pass by in an instant, but if there's truth in the adage "leave them hungry for more," Balducci succeeds in spades. He may have done so with musicians possessing considerably greater cachet, but throughout Blue from Heaven, this evocative and provocative bassist/composer is never less than a full-on and absolute equal. JOHN KELMAN - ALLABOUTJAZZ.COM
D. Ci parli del tuo rapporto con lo strumento ed in particolare con il basso acustico, sicuramente poco usato non solo nel jazz ma anche in generale negli altri generi musicali.
R. In realtà io suono sia il basso elettrico che l'acustico, in prevalenza però nella mia attività uso il basso elettrico. L'equivoco può nascere dal fatto che suono anche il basso elettrico come uno strumento acustico. Li possiedo entrambi: l’elettrico viene da un’ottima liuteria veneta, l’acustico dalla Germania. Mi sento radicato in un filone del bassismo elettrico che è quello più acustico. Dal caposcuola del basso elettrico jazz, il virtuoso Jaco Pastorious, si sono diramate, semplificando, due correnti: la prima più ‘individualista’, con un suono molto elettrico, mi riferisco ad esempio a Marcus Miller e Victor Wooten. La seconda formata invece da interpreti che si integrano in situazioni acustiche: ad es. Steve Swallow ed Anthony Jackson. Io tento di collocare, come è avvenuto per la chitarra elettrica nella storia del jazz, il mio strumento in un contesto di sfumature timbriche e dinamiche tipiche del sound acustico. READ MORE
Movimenti circolari, forme ben precise, sensualità e seduzione sono le caratteristiche principali della musica composta da Pierluigi Balducci.(...)
Che bizzarro, affascinante disco è questo: atmosfere moderne ed antiche, echi di immagini cinematografiche e locandine teatrali, e la solare generosità di culture diverse tra loro. (...) Balducci, con le sette composizioni di questo disco, ci propone complesse visioni in musica. (...) Un lavoro dal sapore coreografico, danzante, con repentine mutazioni di atmosfera e infinite sorprese, mai ripetitivo o banale, o ancora meno prevedibile. In una parola: meraviglioso. PIERLUIGI AVORIO.
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